L’insostenibile leggerezza dell’Esserci

Scrive Heidegger: “L’analisi dell’essere-nel-mondo ha reso chiaro che non è dato innanzitutto, e non è mai dato, un soggetto senza mondo. Allo stesso modo non è mai dato, innanzitutto, un io isolato senza gli Altri».

Il mondo è in realtà un con-mondo, un mondo comune. Questo nostro essere nel mondo non è solo un modo di essere conoscitivo, ma è anche affettivo, sensibile, strumentale. Il nostro rapporto con le cose è prima di tutto una relazione di senso.

Il pensiero di Heidegger è quanto mai prezioso oggi per cogliere l’effetto destabilizzante di quest’assenza : di senso, di respiro, di relazione; una mancanza che avvertiamo ogni qual volta  ci troviamo ad essere confinati e isolati dalla vita del mondo.

La psiche per sopravvivere ha bisogno di mondo, ha bisogno di sentire pienamente la possibilità di incidere nella vita della comunità cui appartiene.

Scrive Hillman: “Io preferirei definire il Sé come “l’interiorizzazione della comunità”. E se realizzassimo questo piccolo cambiamento, allora sì che sentiremmo le cose in modo diverso. Se il Sé fosse definito come l’interiorizzazione della comunità, allora i confini fra me e l’altro sarebbero molto meno definiti. Sarei con me stesso quando sono con gli altri. Non sarei con me stesso quando sto passeggiando da solo, o quando sto meditando, oppure quando, nella mia stanza, mi dedico all’immaginazione o al lavoro sui miei sogni. In realtà sarei estraniato da me stesso. E “gli altri” non comprende soltanto altra gente, perché la comunità, per come la vedo io, è qualcosa di più ecologico, o perlomeno di più animistico. Un campo psichico. E se io non sono in un campo psichico con gli altri – con la gente, con gli edifici, gli animali e le piante – io non sono. Non dovremmo più dire: “Sono perché penso” (Cogito ergo sum, come sosteneva Cartesio), ma, come mi diceva qualcuno l’altra sera: “Sono perché partecipo”, Convivo ergo sum”

E quando il nostro agire collettivo, il nostro “fare” comunità viene meno ci sentiamo perduti, svuotati, inutili.

Quanto è importante riconsiderare questa verità psicologica per non rischiare l’eclissi, l’estraniazione, l’emarginazione. Quando tale alienazione dal mondo concreto viene raggiunta, ci si accorge dell’abisso in cui siamo precipitati. Quanto è insostenibile questa leggerezza dell’Esserci.

La psiche è là fuori: nelle campagne innevate, nei rumori notturni, negli sguardi appassionati, nei profumi delle strade, nei corpi intirizziti dal freddo, nei sorrisi di un bambino. La psiche è mondo.

Tutte le cose
hanno un battito
il battito pentola
fiammifero
il battito pensiero
sorriso.
Vedere bellezza,
smacchiare,
la ragione d’essere,
essere.
Dimmi le regole
dimmi dove.

Ho paura di tutta questa musica
di come rintocca e fa strage
di pensieri,
fragile aria
ne fa arsura.
Sto con te
stonata vita mia
invisibilmente,
va bene?

Chandra Livia Candiani

potrebbe interessarti
Un simpatico e antico aneddoto ripreso da Martin…
“La coscienza della nostra fragilità, della nostra debolezza e…
“La cura dell’Ombra, da una parte è un…